storie dall'oscuro viandante

  1. Sherlock Holmes: Analisi di un Delitto Part 2
    Holmes e Watson.. in un Apocrifo seguito nella Dark London

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    Il Bollitore iniziò a suonare giusto in tempo per scuotermi dal torpore in cui ero sporfondato...

    La donna dinanzi a noi, era di una bellezza non comune..

    i tratti delicati, diafana.. ma con un tono muscolare forte e atlico..

    snella, capelli bruno ramati.. e nasino all0insù.. gunce rosee.. e immaginavo morbide e calde...

    Il Mio Collega aveva si notato tutto ciò ma senza l'inconfondibile spinta virile degna di ogni uomo ch epoggia piede per terra.. si perchè per Holmes le donne erano un mondo a se stante, da studiare e da difendersi da esse..
    ma sotto sotto.. sapevo che ne era affascinato..

    dopotutto aveva avuto qualche flirt anche lui.. benchè non ne parlasse mai..

    _Miss Adler.. se vuole cortesemente porgermi il soprabito..
    la fuori si gela , deduco dal colorito delle sue guance ..e dal colletto della camicia rialzato oltre il bordo , della cucitura_

    _oppure bastava osservare il barometro Holmes .. è logico ch ela poveretta è gelata! si siede Milady e ci esponga i fatto che l'hanno condotta da noi_

    Non potevo fare a meno di osservar ele sue picole mani.. ammettò ch evacillai.. ma quel ch epiù mi orprese era lo sguardo di Holme..
    un fuoco vi balenava dentro..e che dio mi fosse testimone.. non era un fuoco casto , o di battaglierà natura..

    bensi di calore.. e fascino..

    fuoco di passione...

    il Mistero per la nostra nuova ospite ci incuriosiva ancor di più.. e soprattuto volevo conocere gli intenti e i pensieri di holmes, non solo sul caso.. ma anche sulla 'vittima'..

    da sei mesi non avevamo mai parlato di donne..
    non come fanno gli uomini di solito..
    con aria sognante e bramosa, o carica di dolcezza.. e il tipico sciocco sorriso sul volto..

    non era da Holmes.. ma prevedevo che mi avrebbe stupito , e ne ebbe a farlo quando.. alzatosi in piedi sorridendo.. ,
    si rivolse alla nostra Ospite e disse:


    -Mrs Adler , la prego.. sarebbe cosi gentile da spogliarsi....?

    Continue....
    Last Post by scritto il 20 Mar. 2012
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  2. Sherlok holmes : analisi di un delito
    un inedito e profano racconto di Sherlock

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    Al numero 221 di Baker street l'aria e tetra..
    Delle nubi si addensavano gradualmente sul sofitto del salotto buono..
    E Sebbene il tempo londinese ispirasse il contrario , non venivano da un improvviso acquazzone..

    bensi dalla pipa di holmes, e dal suo micidiale trinciato forte che teneva , come al solito dentro La pantofola persiana dinanzi al caminetto

    _Dio Mio Holmes.. Vuole afFumicare l'intero East End?_

    I miei modi con il mio illustre compagno vagavano dallo sconcertato al concupiscente, fino al goliardico ..

    ma quella sera persino il pasticio di rognone ,
    che l'incantevole Mrs Hudson aveva preoarato aveva un "VAGO SAPORE DI TABACCO TRINCIATO"?

    _Mio caro, premuroso Watson, è più di 6 mesi che dimora qui ed ancora non si è abituato alle mie abitudini
    ? suvvia.. un uomo d'onor militare come lei!1-

    Disse con tono canzonatorio..

    I suoi occhi brillavano stranamente quella sera, erano lucidi e con striature rossstre...

    Questo significava solo una cosa...

    -Oppio-
    -Holmes.. avevate Promesso!!!!-

    -Caro Amico, datemi problemi, datemi enigmi, toglietemi dall'apatia quotidiana,
    e vi giuro che farò a meno dei miei piccoli aiuti per contrastare la noia quotidiana.._

    E con questo il discoro era chiuso.. inutile ribattere.. ero si . il suo medico in via ufficiosa.. ma non sua madre.. benchè iniziassi seriamente a preoccuparmi...

    Mi ero trasferito in Baker street dopo . il mio congedo militare..
    dove avevo ricevuto una brutta ferita alla gamba che stava guarendo in fretta..
    ma non tanto dall'evitarmi l'uso del bastone..

    ed Avevo conosciuto Holmes, il quale era già una sorta di leggenda , ad alcuni corsi di chimica e medicina. cui avevaamo frequebtato insieme..
    in cui avevo potuto vedere le sue straordinarie e inquietanti doti..

    il mio amico disponeva di un cervello unico nel suo genere, e di un arsenale di ingegnodi stratagemmi per comprendere l'animo umano e le vie che portano al crimine...

    era un giornale scandalistico ambulante, nonchè bibliofilo,
    abile musicista, e fumatore incallito di tabacco da pipa..

    oltre a saltuario(ora un pò meno) consumatore di Oppio eroina codeina e talvolta cocaina. nella sua personale mistura al 7%.. soluzionae al 7%..

    una volta me ne aveva somministrata una dose segretamente.. per ravvivare la serata..

    quella sera Scotland yard, rischiò di aver due celle occupate d due rgazzoni in vena di risate, e sberlefi ai poliziotti d ronda di quartiere...1

    dopo quell'episodio mi promise che non avrebbe più tentato esperimenti su di me..

    nonostante le piccole o grandi distanze che il lettore può notare tra noi.. vi era come una simbiosi..

    io lo aiutavo, a parer suo a pensare meglio.. dividevamo le spese e i piaceri..

    e lui mi rilassava e divertiva dopo gli orrori della guera.....

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    Last Post by morgana65 il 20 Feb. 2012
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  3. Filippo Bruno Mattei: Cronache Di un Rinnegato
    Un ordine segreto.. una storia vera mai narrata prima.. Filippo Bruno Matrtei.. Cronache dell'anno 1300

    La domenica, era festa grande...

    Mia madre Donna Elena Sforza-Mattei...
    che per molti era la più bella, tra le Dame ch en tempo affollavano la corte di Lorenzo e della Firenze bene,
    Sicuramente lo era per me;
    Mi costringeva a togliermi la casacca sdrucia e mettermi l'abito buono..

    A noi.. i§
    Rinnegati , come ci chiamavano era consentito metter piede entro le mura solo un giorno a setimana..
    La domenica, per via della Messa..

    E solo per poche ora...

    Gli unici altri casi in cui era permesso.. o perlomeno tollerato..
    erano, i rari , ma sempre più frequenti mattini.. o le ore più buie della notte...
    quando i"talenti" di mio padre erano richiesti , da ricchi mercanti o signorotti locali..

    Ed allora essi mandavan i paggi, e le carrozze bordate di velluto viola..
    intoccabili..

    le uniche che non potevano esser fermate s non da il Podestà stesso..

    e Venivano a prelevare mio Padre.. con la sua borsa piena di strumenti e polveri e unguenti.. e il suo libro di cuoio..

    e sparivano al galoppo nelle nebbie delle colline..
    via-...
    verso la casa di un moribondo..

    o di chi necessitava aiuti, che andavano oltre i poteri dei normali Cerusici..


    Quindi la Domenica per me era l'unica occasione di confronto .. con quelli che dovevano,per diritto di sangue e di titol.. esser miei pari.. kma dai quali misentivo lonano.. sia di dimora che di intenti..

    Mia madre non sapeva, che era anche l'unico modo che avessi per vedere.. la bella , Caterina Ambrogini Piperno..

    La figlia dell' orafo Ebreo..

    La visione della sua camminata aggraziata mi riempiva il cuore di un qualosa che poco a poco cominciavo a capire...
    sol in parte..

    Lei mi parlava.. un delle poche..
    avevamo frequentato entrambi il Righi Fabrizio della Cervinia.. il Precettore..

    Ci aveva condotti alli studi di astronomia letteratura Matematica e le discipline che un ragazzo della mia età doveva conoscere..

    Da quei giorni lontani, era iniziato il mio pulsar di passione per lei.. e non mi lasciavo sfuggire occasione.. per vederla..
    per farla ridere, con qualche trucco insegnatomi da mio padre...

    il quale non voleva ne mostrassi in giro.. tanto meno con la figlia dell' Usuraio ebreo..

    Ma io non ci badavo.. e per lei facevo sparire monete .. apparire fazzoletti.. e richiamavo gli uccelli dai nidi..
    Facendoli posare sulle sue esili spalle...

    Il nostro preferito era la Ghiandaia Marina..

    La richiamavo sempre per lei.. e lei arrivava...

    Fuori dalla chiesa sulla panca sinistra..
    vicino ai questuanti e ai ciechi che elemosinavano e cantavano le loro litanie

    Conoscevo la lingua della natura.. o almeno quello che mi aveva detto mio padre e vevo letto di nascosto dal libro di cuoio..

    Dove vi erano conservati i veri nomi delle cose..

    I nomi con cui puoi far atterrare un uccello.... o...

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    Last Post by Ruen il 31 Jan. 2012
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  4. bestie
    tratto da :Bestie di Sandrone Dazieri

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    By Ruen il 25 Jan. 2012
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    Max mi fissava con gli occhi spenti porgendomi il caffè sul bancone del
    bar. Era il primo giorno di primavera, faceva freddo e pioveva. L'albergo
    Capriolo sembrava ancora più vecchio e triste nella sua solitudine da
    Provinciale della Val Brembana. Il punto esatto sulla carta era tra Isola di
    Fondra e Trabuchello, a settecento metri di altitudine e a quarantacinque
    chilometri da Bergamo. I turisti di passaggio erano una miseria, nonostante
    la vista del Monte Torcola e, con il bel tempo, della cima di Pietra Quadra.
    Si riempiva solo a Natale, quando le stazioni sciistiche intorno a Foppolo
    erano al completo. Per il resto dell'anno dovevamo accontentarci delle
    coppiette clandestine e di qualche comitiva di tedeschi finita fuori strada.
    Oltre ai camionisti della San Pellegrino, che si fermavano a pranzo attratti
    dal menù casalingo a prezzo fisso.
    La scarsità di clienti faceva il paio con quella del personale. Eravamo in
    sei: io, Max che fungeva da barista e portiere, Ciccio, cameriere a tempo
    pieno, Giovanna, cameriera a mezzo servizio, Rosa, settantenne addetta ai
    piani, e Nano lo sguattero. Poi c'era la Direttora, nostra signora e padrona,
    da due giorni in città a litigare con banche e fornitori. Il padre si era
    indebitato sino al collo per ottenere la licenza di aprire una spa, e poi per
    costruirla nel prato sul retro. Era morto lo stesso giorno in cui gli avevano
    chiuso la linea di credito, volando fuori da un tornante con l'automobile.
    La spa, da allora, era rimasta come l'aveva lasciata, un parallelepipedo in
    pietra arenaria ecocompatibile, senza arredi, muri divisori o allacciamenti
    alla rete idrica. Sarebbe rimasta così, probabilmente, sino alla fine dei
    tempi.
    Max si grattò i baffi da pescegatto. «Ti ho sentito rientrare, stanotte. Che
    ore erano? Le quattro?»
    «Sì mamma.» Max aveva la stanza proprio accanto alla mia.
    «Eri sbronzo.»
    «Che ne sai?»
    «Sbattevi contro i mobili.»
    Ecco perché avevo un livido sulla coscia sinistra. Rosa arrivò preceduta
    dal fischio lacerante dell'aspirapolvere e io mi rifugiai nel silenzio del mio
    regno oltre le porte basculanti della sala. Era una cucina piuttosto piccola
    anche per un albergo con solo trenta camere e cinquanta coperti: otto metri
    nel lato lungo, sei in quello corto, piastrellata come si conviene fin quasi al
    soffitto. Sul fondo si apriva la porta che dava al cortile, nella parete destra
    una finestrona con le sbarre e i vetri smerigliati. Al centro il motore di
    tutto, otto fuochi d'acciaio e la piastra quadrata di ghisa. Il mio unico
    contributo all'arredo, quando ero arrivato due anni e rotti prima, era stato
    uno scaffale di metallo vicino alla porta del cortile che si era riempito un
    po' alla volta di libri di cucina e dei romanzi di fantascienza che leggevo
    tra un servizio e l'altro.
    Nano stava già pelando le patate e mi salutò biascica...

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    Last Post by Ruen il 25 Jan. 2012
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